L’ex premier e oggi presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte nega in modo netto la volontà di fare un governo di unità nazionale dopo le elezioni. Lo ha detto nel corso del forum ANSA rispondendo ad alcune domande del direttore Luigi Contu e del giornalista Giampaolo Grassi.
Conte nega governo d’unità nazionale e ha voluto far capire in modo chiaro e netto che quindi non ci sarà alcun governo presieduto d Draghi dopo il 2023. Conte ha anche detto la sua sui temi più scottanti dell’attualità come ad esempio la guerra in Ucraina, le pensioni e il salario minimo. Ma Conte si è rivolto principalmente all’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi guardando direttamente alle prossime elezioni politiche.
L’ex premier Conte nega governo d’unità nazionale e fa anche capire che ritiene la strategia di inviare aiuti militari a Kiev si stia dimostrando come insufficiente. Del resto il leader dei Cinque Stelle aveva già detto chiaramente di voler concentrare ogni sforzo sul negoziato piuttosto che su una partecipazione diretta o una cobelligeranza inviando armi sempre più tecnologiche al governo ucraino.

Nello specifico Conte ha detto di voler costringere tutti, non solo le parti in causa, a sedersi intorno a un tavolo fino alla stipula di un accordo onorevole che preveda la cessazione immediata delle ostilità e il ritiro delle truppe russe. D’altro canto Conte ha anche ricordato come il Movimento Cinque Stelle abbia approvato le sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia ma come ritenga errato pensare di sconfiggere Mosca utilizzando le sanzioni.
Conte ha anche fatto capire di augurarsi un ritorno al primato della politica sui tecnici già dalla prossima legislatura. Ha quindi ricordato che questo governo deve la sua esistenza sostanzialmente a due gravi emergenze: quella della pandemia e quella della guerra. In sostanza Conte nega governo d’unità nazionale dopo le elezioni in quanto queste condizioni saranno nel frattempo venute meno. A questo riguardo Conte ha detto di voler dare un contributo per andare avanti nel contesto di un governo di emergenza e di auspicarsi per il futuro una legge proporzionale che potrebbe offrire un raccordo migliore tra governanti e governati.