Il massacro in Nigeria presso la chiesa cattolica di Owo, nel sud-ovest della Nigeria, ha provocato un bilancio drammatico di 21 morti. Inizialmente alcuni testimoni avevano fatto supporre che il massacro in Nigeria fosse ancora più drammatico ma con il passare delle ore sono giunti dati più precisi. Il bilancio ufficiale del massacro in Nigeria à quindi di 21 morti e non di 50 come si era inizialmente pensato.
Resta ora da capire chi siano stati i colpevoli del massacro in Nigeria. Molti pensano che la causa di questo massacro in Nigeria sia da ricercarsi nel pluridecennale conflitto in corso tra stanziali e nomadi, questi ultimi i Fulani, di religione musulmana. Finora la parte sud-ovest della Nigeria era stato ampiamente risparmiato dai massacri religiosi che invece avevano insanguinato tutto il Nord del Paese. La Conferenza episcopale cattolica della Nigeria ha intanto esortato il governo a intensificare gli sforzi per dare la caccia ai responsabili del massacro nella chiesa di San Francesco Saverio dello Stato di Ondo.

L’obiettivo primario del governo nigeriano è quello di trovare i responsabili del massacro quanto prima. Se non si dovesse conseguire questo obiettivo il rischio sarebbe quello di far cadere il Paese africano nell’anarchia con conseguenze potenzialmente molto gravi per la pace. Lucius Ugorji, presidente della Conferenza episcopale, ha sottolineato la sua grande tristezza per l’attacco e ha condannato con fermezza lo spargimento di sangue in chiesa.
Al dolore per quanto successo in Nigeria si è unito anche il Papa, come riportato da Vatican News. Papa Francesco nello specifico ha pregato per le vittime e per la Nigeria. Il dolore però in Nigeria lascia spazio alla rabbia con i cittadini che chiedono con forza giustizia alle autorità. Sono ormai qualcosa come 20 anni che gruppi estremisti e terroristici hanno commesso attentati nei confronti di cristiani e musulmani moderati. Questo episodio si inserisce in un contesto sociale molto delicato e il timore di molti è che quest’ultimo massacro possa in qualche modo modificare gli equilibri portando a una nuova stagione di instabilità anche in regioni fin a questo momento risparmiate dalle violenze.