Il Long Covid è uno dei problemi che sono ancora da risolvere della pandemia. Mentre infatti il mondo trattiene il respiro nella speranza che non arrivino altre varianti più letali in vista dell’autunno la ricerca comunque va avanti. Il Long Covid è un problema importante per la salute pubblica in quanto riguarda milioni di persone che potrebbero avere strascichi della malattia anche per mesi.
Ora la ricerca ha fatto un importante passo avanti dopo che sono stati trovati dei biomarcatori in grado di prevedere il Long Covid negli adolescenti. Si tratta di una scoperta molto importante da attribuirsi a uno studio del Cnr-Ibbc di Napoli. La ricerca in oggetto è stata pubblicata su “Diagnostics” e ha aperto subito a nuovi campi d’indagine per quanto riguarda gli effetti biologici e anche psicologici a lungo termine.
Il Long Covid rappresenta ancora un problema per la salute pubblica
Si parla da un po’ delle fase successiva alla guarigione da coronavirus, un problema che riguarda una certa percentuale di guariti dal Covid. Il Long Covid consiste in sostanza in una perdurante condizione di malessere con tanto di affaticamento, astenia e respirazione difficoltosa. Non solo, chi ne soffre potrebbe anche subire perdite di memoria, difficoltà di concentrazione, ansia e depressione. Nei settori medici si fa riferimento a questi sintomi come “brain fog” e NeuroCovid.

Marco Fiore e Carla Petella dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma hanno coordinato lo studio su come prevedere il Long Covid negli adolescenti. Questo studio ha consentito di individuare marcatori precoci negli adolescenti e la ricerca è stata condotta presso il Policlinico Umberto I dell’Università Sapienza.
I biomarcatori potrebbero aiutare a individuare il Long Covid
Nel dettaglio i ricercatori sono riusciti a misurare i livelli di alcuni biomarcatori infiammatori e di due neurotrofine. Stiamo parlando in questo caso di di fattori proteici regolatori della crescita e della sopravvivenza dei neuroni. I ricercatori li hanno misurati in un piccolo gruppo di ragazzi che hanno avuto il Covid tra settembre e ottobre 2020 e che erano negativi al momento del prelievo. I livelli di alcuni dei biomarcatori sarebbero quindi più alti in quegli individui che si erano ammalati rispetto a quelli sani.
Purtroppo sono molte le persone che, dopo aver contratto il Covid, hanno poi sperimentato il Long Covid con conseguenze di tipo neurologico, respiratorio e anche cardiologico. Le cause in questi casi sono da attribuire alle conseguenze del virus sul corpo e alla sua capacità di indurre una infiammazione acuta.