Nel mondo dell’economia e delle finanze, c’è un termine molto interessante che sta attirando sempre più l’attenzione: “Greedflation”, ovvero l’avidità delle aziende che sembra contribuire in modo significativo all’inflazione nell’Eurozona. Secondo uno studio della Bank of England, anche se non ci sono prove di un aumento generale dei profitti nel Regno Unito, alcune aziende nei settori del petrolio, del gas e delle miniere stanno guadagnando molto di più rispetto ad altre.
All’inizio c’era scetticismo riguardo al concetto di Greedflation. Quando sono stati classificati i 15 principali fattori di inflazione negli Stati Uniti nella metà del 2022, la “Ricerca di Profitto Aziendale” si trovava in fondo alla lista, al 13° posto.
Tuttavia, nel tempo sono emerse sempre più ricerche e dati a conferma di questo fenomeno. Lentamente ma inesorabilmente, è diventato evidente che molte aziende stavano adottando un approccio specifico per affrontare la forte domanda e i problemi nelle catene di approvvigionamento causati dalla pandemia, ovvero “Prezzo anziché volume”.
Il primo a identificare questa situazione è stato Samuel Rines di Corbu, che ha iniziato a discutere del desiderio delle aziende di mantenere i margini di profitto nel 2022. Nel tempo, ha notato che alcune aziende avevano il potere di stabilire i prezzi sia per la quantità che per il volume. Successivamente, la “Scelta del Prezzo al Margine” (PAM) ha iniziato a trasformarsi in “Prezzo E Margine”.
Questa situazione è stata oggetto di analisi accademiche, con Mike Konczal, direttore del programma di analisi macroeconomica presso l’Istituto Roosevelt, che ha scritto un rapporto intitolato “Prezzi, profitti e potere”. Il rapporto si concentrava sugli incrementi annuali dei margini di profitto netto. Tra il 1960 e il 1980, questo margine si attestava intorno al 5,5%, mentre nel decennio dei tassi ultrabassi degli anni 2010 è salito al 6%. Nel 2021 ha registrato un notevole aumento, raggiungendo il 9,5%.
Questa significativa crescita è stata oggetto di dibattito e discussione, con la domanda se le aziende stiano aumentando i prezzi per necessità o se stiano approfittando dell’ambiente inflazionistico per incrementare i profitti, alimentando così ulteriormente l’inflazione.
Oltre all’avidità aziendale, ci sono altre fonti di aumento dei prezzi, come le località fortemente regolamentate, specialmente nel settore dell’energia e dell’edilizia. Nel 2022, si è iniziato a ipotizzare che se ci si lamentava dell’inflazione, si potesse incolpare gli ufficiali locali.
I dati raccolti ci hanno fatto riflettere su quanto inizialmente si sottovalutasse il ruolo della Greedflation. Spesso, come consumatori, non vediamo molti degli elementi che influiscono sui prezzi finali dei prodotti. Ad esempio, si è scoperto che ci sono tariffe nascoste nei costi di spedizione dei container, con alcune compagnie che addebitano tariffe esorbitanti su container bloccati a causa della congestione nei porti. Questo ha fatto aumentare i costi per prodotti come mobili, acqua di cocco e persino vasini per bambini.
Mentre i costi iniziano a pesare sulle famiglie americane, l’industria globale del trasporto marittimo sta vivendo uno dei periodi più redditizi della sua storia recente.